martedì 12 luglio 2011

abbiamo solo 2 guance e 2 chiappe da porgere, finite quelle...

«'Voto sinistra', offesa da Berlusconi lo querela
dom 29 maggio 2011
Vailate - «Una frase infelice, che mi offende come cittadina italiana». È questa la motivazione che ha spinto la vailatese Teresa Paola Cremona a querelare Silvio Berlusconi. La frase cui la Cremona si riferisce è quella che il presidente del Consiglio ha pronunciato qualche giorno fa a proposito del voto del ballottaggio per le elezioni amministrative: «Chi vota a sinistra è senza cervello». La querela è stata presentata venerdì presso il commissariato di polizia di Bonola in via Falck a Milano. (28 maggio 2011)»
http://www.cremonaonline.it/voto-sinistra-offesa-da-berlusconi-lo-querela-1.107523

identiche offese, diverso 'destinatario': LETTERA A NAPOLITANO_26-05-2011

Dal diritto alla salute al 'decreto omnibus', dov'è la democrazia? (PARTE I)
All'Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica Italiana On. Giorgio Napolitano:
Stimato e amato Presidente Napolitano,
mi chiamo xxxx e sono una cittadina italiana di 51 anni, coniugata, figlia di emigranti italiani tornati in patria nel 1976, naturalizzata italiana a 18 anni per scelta e convinzione, poichè i miei genitori mi permisero non solo di amare la mia terra d'origine, il Venezuela, ma mi insegnarono ad amare e apprezzare la loro, l'Italia, il nostro Paese, e per questo da allora ancor più mio.
Immagino che Lei sia stufo di ricevere lettere simili, e magari questa mia verrà cestinata come tante altre... Ma prima di gettarla, ci terrei a dirLe che piango e soffro ogni giorno, e non per la sclerosi multipla, la malattia che mi affligge da più di 28 anni, ma perchè ogni santo giorno devo subire, insieme a migliaia, a milioni di altri cittadini, sberleffi, insulti, accuse e ingiurie. Sono stufa di essere definita 'cogliona', 'infangatrice del paese', d'essere accusata di inculcare "ideologie e valori diversi da quelli della famiglia", e di passo 'eversiva', 'brigatista', 'cancro', 'metastasi', e ora anche 'senza cervello', solo perchè ''di sinistra'', anche per rispetto di mio zio materno, partigiano, che difese questo Paese e permise una vita libera e degna alle generazioni future... Compresi libertà di parola, benefit, assicurazioni e certezze a immeritevoli esseri senza scrupoli, rispetto della res publica e dignità.
Sono stanca Signor Napolitano di sentirmi, oltre che malata, profanata, vilipesa, insultata, impoverita dei miei diritti di persona, depauperata dei miei doveri come cittadina.
(SEGUE…)

Dal diritto alla salute al 'decreto omnibus', dov'è la democrazia? (PARTE II)
(…)
Basta Signor Presidente, sono stufa di provare vergogna per questo mio Paese, l'Italia, di non poter accedere liberamente alle terapie così come sancito espressamente dall'art.32 della nostra Costituzione, perchè gli interessi della casta, dei prezzolati di bianco incamiciati superano e annullano il giuramento di Ippocrate, ormai divenuto di 'Ippocrita', e chi se ne frega della qualità di vita e del benessere, seppur minimo, dei pazienti... Basta che spregevoli esseri vedano minacciate le loro 'poltrone', e addio anche a un banalissimo e collaudato intervento alle vene, trovatemi occluse per 3/5, come a tanti miei 'compagni di sventura'... Poco importa se la CCSVI (insufficienza venosa cerebro-spinale cronica) sia o no collegata alla sclerosi multipla, se un paziente ha un apparato mal funzionante dovrebbe essere curato. Punto! 
Io Le auguro vita eterna Signor Presidente, con tutto il cuore, e altrettanto a tutti i Suoi cari, che possa condividere con la Sua dolce Clio tanti anni ancora... Ma Lei sarebbe contento se 'medici' si rifiutassero di curare Lei o anche solo uno dei Suoi cari, solo perchè dei 'luminari' decretano che la 'patologia' di cui è afflitto 'potrebbe' non essere riconducibile ad un altra?!? Come dire che non possono ingessare un piede fratturato perchè devono prima capire se il calcagno, il 'tallone' sia un osso o una 'debolezza' da offrire a Paride...
E che dire del 'decreto omnibus'?! Come accadde sull'onda 'emotiva', più mistificatrice di ipocriti ''difensori della vita'', sfruttatori 'pro domo sua' della povera Eluana Englaro, con il Suo placet Lei ci ha obbligati a dover subire ''big-mac & cola di stato'', anche contro la nostra dignità di persone prima ancora che 'malati', e so che chiederLe nuovamente di NON FIRMARE quest'ennesimo insulto alla democrazia e alla libertà non ha alcun senso, poichè se non firma ora dovrà farlo poi, così come stabilisce la nostra Costituzione... Ma aspetti, ci pensi bene stimato Presidente Napolitano, poichè firmando ora Lei potrebbe anche annullare non solo il mio diritto a potermi esprimere democraticamente, attraverso l'unico mezzo di esercizio della sovranità popolare, peraltro su un argomento già deciso dalla popolazione nel 1987, e che già decretava l'uscita dal 'nucleare' del l'Italia, ma anche la volontà dei nostri Padri Costituenti, e ricordando mio zio, quella di migliaia di 'ragazzi' che speravano in una Italia migliore, libera e democratica... E se il loro sacrificio viene ripetutamente calpestato, se ai cittadini non resta nemmeno più questo diritto/dovere, a cos'altro si può aspirare? A cosa sono serviti quell'amore e rispetto per questa Patria, l'Italia, inculcatimi dai miei genitori e prima ancora dai loro avi?!
No caro Presidente, per quieto vivere, 'condivisione', taciti interessi, s'è disposti a sopportare tutto, ma arriva il momento in qui questo 'tutto' travalica il limite del buon senso, della mancanza di rispetto della propria dignità, del disprezzo dei diritti costituzionali. Stavolta non ci sto, e con questa mia chiedo umilmente a Lei, di fare altrettanto.
Non avrò certo la fortuna di raggiungere la Sua venerabile età Signor Presidente Napolitano, tanto meno in salute, e giunta a questo punto so già che non ho più nulla da perdere, tranne la mia stessa dignità, e il diritto di provare profonda e smisurata indignazione.
Con stima, e affetto

(conferma ricezione:
From: SEGRETARIATO GENERALE DELLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA 
Sent: Thursday, May 26, 2011 11:27 PM
To: xxxxxxxxxxx
Subject: Risposta automatica all’invio di messaggi al Capo dello Stato)

ps: bunga-bunga e barzellette sconce a parte, e lo scarso (nullo) rispetto per le donne, ho tralasciato anche le accuse di scarsa igiene, secondo il 'lustro premier' siamo pure sporchi e ci laviamo poco... ma non volevo infierire, casomai la mia puzza infastidisse il povero napy durante la lettura... ;o)

oh quanti begli anelli madama dorè...

leggendo l'articolo
«"Il governo, schiavo di Big Pharma
di Marco Ratti 
Una leggina del Pdl sposta i soldi della ricerca medica dagli scienziati indipendenti alle grandi corporation. Con esiti pessimi per la salute ma incassi in più per le aziende, che hanno visto soddisfatte le loro pressioni lobbistiche 
(20 giugno 2011)
(...) Risultato? «La ricerca spontanea in Italia si sta riducendo a causa di questi costi aggiuntivi» spiega Dionisio Franco Barattini, direttore medico di Opera Cro, una società di ricerca clinica per enti pubblici e aziende private, «e potrebbe scendere presto dal 26-28 per cento del numero totale al 14 per cento circa». In altre parole, si dimezzerà.»
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-governo-schiavo-di-big-pharma/2154212/24 

qui il 'decretino': 
http://www.aosp.bo.it/files/Decreto%20assicurazioni_G%20U%20_N%20_213-09.pdf 

... mumble... mumble... dionisio barattini... scopro che quel nome non mi era nuovo...  
... e ravanando ravanando...  

- Observational Study of the Prevalence of CCSVI in Multiple Sclerosis and in Other Neurodegenerative Diseases (COSMO) 
This study is currently recruiting participants. 
Verified on June 2011 by Fondazione Italiana Sclerosi Multipla 
First Received on June 27, 2011. Last Updated on June 29, 2011 History of Changes 
Sponsor: Fondazione Italiana Sclerosi Multipla 
Collaborator: Opera Srl 
Information provided by: Fondazione Italiana Sclerosi Multipla 
ClinicalTrials.gov Identifier: NCT01384825 
(...) 
http://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT01384825 

Collaborator: Opera Srl 
Opera Srl 
Contract Research Organization 
(...) 
«OPERA Srl, una CRO fondata a Genova nel 1995, risponde alle caratteristiche di duttilità e di innovazione richieste dal settore della Ricerca Clinica. I servizi offerti da OPERA prevedono, infatti, la consulenza ed il supporto per i diversi momenti (progettuali, gestionali e di analisi) delle sperimentazioni cliniche seguendo proprie Standard Operating Procedure (SOP) o quelle specifiche del Promotore della sperimentazione. OPERA può gestire questi servizi nella modalità “chiavi in mano” o può espletare solo quelli richiesti specificatamente dal cliente. 
Le aree geografiche d’intervento comprendono, oltre l’Italia, l’Est Europa ed alcuni Paesi del Medio Oriente» 
(...) 
http://www.operacro.com/pagine/azienda.html 

Opera Srl: Brochure informativa 
«0.1 Contatto primario: Dott. Dionisio Franco Barattini 
0.2 Ruolo in azienda del Contatto primario: Presidente Consiglio d'Amministrazione Opera Srl 
(...) 
Ragione sociale dei primi 3 clienti: Istituto Superiore di Sanità - MerckSerono - AstraZeneca. 
Fatturato % del primo cliente 2008: Istituto Superiore di Sanità 28%. 
Fatturato % del secondo cliente 2008: MerckSerono 20%. 
Fatturato % del terzo cliente 2008: AstraZeneca 10%»
http://www.operagroup.org/Brochure.pdf 

*bilancioAismRaccoltaFondiRif_Layout 1 10/05/11 14:54 Pagina 210 
«Merck Serono - Ha sostenuto progetti e iniziative nell’area dei servizi alla persona con SM, in particolare la stampa di alcuni volumi della collana giovani, il progetto Digital Storytelling e il blog giovani, oltre all’Assemblea Generale AISM e all’attività editoriale in generale. Ha inoltre erogato un contributo liberale per la ricerca scientifica.»

AISM: Bilancio_Num_2010_Corretto_Layout 1 10/05/11 14:57 Pagina 277 
«I debiti verso fornitori sono formati principalmente da: (...) e daOpera S.r.l. per euro 168.000 relativa alla gestione, in qualità di C.R.O., dello studio osservazionale CCSVI.» 
http://allegati.aism.it/manager/UploadFile/2/20110527_617.pdf 

oh quanti bei anelli madama dorè 
oh quanti bei anelliiiiii... 
gli anelli fan catene madama dorè 
gli anelli fan cateneeeeeee... 

:P

lo studio osservazionale CCSVI made by aism fism & sonologi non era ancora partito ed era già indebitato... fortuna le mele, le gardenie, i testamenti... e gli 'sturamenti' di zamboni ;o)

venerdì 3 giugno 2011

Calamandrei e la scuola... scritto 'ieri'...

Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale - «Facciamo l'ipotesi» - Piero Calamandrei - 1950.

«Cari colleghi, Noi siamo qui insegnanti di tutti gli ordini di scuole, dalle elementari alle università [...]. Siamo qui riuniti in questo convegno che si intitola alla Difesa della scuola. Perché difendiamo la scuola? Forse la scuola è in pericolo? Qual è la scuola che noi difendiamo? Qual è il pericolo che incombe sulla scuola che noi difendiamo? Può venire subito in mente che noi siamo riuniti per difendere la scuola laica. Ed è anche un po' vero ed è stato detto stamane. Ma non è tutto qui, c'è qualche cosa di più alto. Questa nostra riunione non si deve immiserire in una polemica fra clericali ed anticlericali. Senza dire, poi, che si difende quello che abbiamo. Ora, siete proprio sicuri che in Italia noi abbiamo la scuola laica? Che si possa difendere la scuola laica come se ci fosse, dopo l'art. 7? Ma lasciamo fare, andiamo oltre. Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà [...].



La scuola, come la vedo io, è un organo "costituzionale". Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola "l'ordinamento dello Stato", sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l'organismo costituzionale e l'organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell'organismo umano hanno la funzione di creare il sangue [...].

La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall'afflusso verso l'alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie. Ogni classe, ogni categoria deve avere la possibilità di liberare verso l'alto i suoi elementi migliori, perché ciascuno di essi possa temporaneamente, transitoriamente, per quel breve istante di vita che la sorte concede a ciascuno di noi, contribuire a portare il suo lavoro, le sue migliori qualità personali al progresso della società [...].


A questo deve servire la democrazia, permettere ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità (applausi). Ma questo può farlo soltanto la scuola, la quale è il complemento necessario del suffragio universale. La scuola, che ha proprio questo carattere in alto senso politico, perché solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali.
Vedete, questa immagine è consacrata in un articolo della Costituzione, sia pure con una formula meno immaginosa. » l'art. 34, in cui è detto: "La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi". Questo è l'articolo più importante della nostra Costituzione. Bisogna rendersi conto del valore politico e sociale di questo articolo. Seminarium rei pubblicae, dicevano i latini del matrimonio. Noi potremmo dirlo della scuola: seminarium rei pubblicae: la scuola elabora i migliori per la rinnovazione continua, quotidiana della classe dirigente. Ora, se questa è la funzione costituzionale della scuola nella nostra Repubblica, domandiamoci: com'è costruito questo strumento? Quali sono i suoi principi fondamentali? Prima di tutto, scuola di Stato. Lo Stato deve costituire le sue scuole. Prima di tutto la scuola pubblica. Prima di esaltare la scuola privata bisogna parlare della scuola pubblica. La scuola pubblica è il prius, quella privata è il posterius. Per aversi una scuola privata buona bisogna che quella dello Stato sia ottima (applausi). Vedete, noi dobbiamo prima di tutto mettere l'accento su quel comma dell'art. 33 della Costituzione che dice cos": "La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi". Dunque, per questo comma [...] lo Stato ha in materia scolastica, prima di tutto una funzione normativa. Lo Stato deve porre la legislazione scolastica nei suoi principi generali. Poi, immediatamente, lo Stato ha una funzione di realizzazione [...].


Lo Stato non deve dire: io faccio una scuola come modello, poi il resto lo facciano gli altri. No, la scuola è aperta a tutti e se tutti vogliono frequentare la scuola di Stato, ci devono essere in tutti gli ordini di scuole, tante scuole ottime, corrispondenti ai principi posti dallo Stato, scuole pubbliche, che permettano di raccogliere tutti coloro che si rivolgono allo Stato per andare nelle sue scuole. La scuola è aperta a tutti. Lo Stato deve quindi costituire scuole ottime per ospitare tutti. Questo è scritto nell'art. 33 della Costituzione. La scuola di Stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non crea né cattolici, né protestanti, né marxisti. La scuola è l'espressione di un altro articolo della Costituzione: dell'art. 3: "Tutti i cittadini hanno parità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica, di condizioni personali e sociali". E l'art. 151: "Tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge". Di questi due articoli deve essere strumento la scuola di Stato, strumento di questa eguaglianza civica, di questo rispetto per le libertà di tutte le fedi e di tutte le opinioni [...].


Quando la scuola pubblica è cos" forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene. Può essere un bene che forze private, iniziative pedagogiche di classi, di gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie, di correnti culturali, cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a rinnovare con varietà di tentativi la cultura. Al diritto della famiglia, che è consacrato in un altro articolo della Costituzione, nell'articolo 30, di istruire e di educare i figli, corrisponde questa opportunità che deve essere data alle famiglie di far frequentare ai loro figlioli scuole di loro gradimento e quindi di permettere la istituzione di scuole che meglio corrispondano con certe garanzie che ora vedremo alle preferenze politiche, religiose, culturali di quella famiglia. Ma rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è creata per questo.


La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre: (1) che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre. (2) Che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di organizzazione. Solamente in questo modo e in altri più precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non c'erano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa l'espressione, "più ottime" le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione.


Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime. Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci).
Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Cos" la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.


Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: (1) ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. (2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. (3) Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest'ultimo è il metodo più pericoloso. » la fase più pericolosa di tutta l'operazione [...]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito [...].


Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell'art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: "Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato". Come sapete questa formula nacque da un compromesso; e come tutte le formule nate da compromessi, offre il destro, oggi, ad interpretazioni sofistiche [...]. Ma poi c'è un'altra questione che è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare la legge. Si tratta di ciò che noi giuristi chiamiamo la "frode alla legge", che è quel quid che i clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali il cliente si rivolge per sapere come può violare la legge figurando di osservarla [...]. E venuta cos" fuori l'idea dell'assegno familiare, dell'assegno familiare scolastico.


Il ministro dell'Istruzione al Congresso Internazionale degli Istituti Familiari, disse: la scuola privata deve servire a "stimolare" al massimo le spese non statali per l'insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo Stato dia sussidi alle scuole private. Però aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi tasse. E questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo Stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo povero padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare. Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge quindi allo Stato ed ha un sussidio, un assegno [...].


Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? » un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica. Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile. Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma l'arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l'arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri! [...]. Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello Stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano gli elettori di un certo partito [...].


Poi, nella riforma, c'è la questione della parità. L'art. 33 della Costituzione nel comma che si riferisce alla parità, dice: "La legge, nel fissare diritti ed obblighi della scuola non statale, che chiede la parità, deve assicurare ad essa piena libertà, un trattamento equipollente a quello delle scuole statali" [...]. Parità, s", ma bisogna ricordarsi che prima di tutto, prima di concedere la parità, lo Stato, lo dice lo stesso art. 33, deve fissare i diritti e gli obblighi della scuola a cui concede questa parità, e ricordare che per un altro comma dello stesso articolo, lo Stato ha il compito di dettare le norme generali sulla istruzione. Quindi questa parità non può significare rinuncia a garantire, a controllare la serietà degli studi, i programmi, i titoli degli insegnanti, la serietà delle prove. Bisogna insomma evitare questo nauseante sistema, questo ripugnante sistema che è il favorire nelle scuole la concorrenza al ribasso: che lo Stato favorisca non solo la concorrenza della scuola privata con la scuola pubblica ma che lo Stato favorisca questa concorrenza favorendo la scuola dove si insegna peggio, con un vero e proprio incoraggiamento ufficiale alla bestialità [...].


Però questa riforma mi dà l'impressione di quelle figure che erano di moda quando ero ragazzo. In quelle figure si vedevano foreste, alberi, stagni, monti, tutto un groviglio di tralci e di uccelli e di tante altre belle cose e poi sotto c'era scritto: trovate il cacciatore. Allora, a furia di cercare, in un angolino, si trovava il cacciatore con il fucile spianato. Anche nella riforma c'è il cacciatore con il fucile spianato. » la scuola privata che si vuole trasformare in scuola privilegiata. Questo è il punto che conta. Tutto il resto, cifre astronomiche di miliardi, avverrà nell'avvenire lontano, ma la scuola privata, se non state attenti, sarà realtà davvero domani. La scuola privata si trasforma in scuola privilegiata e da qui comincia la scuola totalitaria, la trasformazione da scuola democratica in scuola di partito.


E poi c'è un altro pericolo forse anche più grave. » il pericolo del disfacimento morale della scuola. Questo senso di sfiducia, di cinismo, più che di scetticismo che si va diffondendo nella scuola, specialmente tra i giovani, è molto significativo. » il tramonto di quelle idee della vecchia scuola di Gaetano Salvemini, di Augusto Monti: la serietà, la precisione, l'onestà, la puntualità. Queste idee semplici. Il fare il proprio dovere, il fare lezione. E che la scuola sia una scuola del carattere, formatrice di coscienze, formatrice di persone oneste e leali. Si va diffondendo l'idea che tutto questo è superato, che non vale più. Oggi valgono appoggi, raccomandazioni, tessere di un partito o di una parrocchia. La religione che è in sé una cosa seria, forse la cosa più seria, perché la cosa più seria della vita è la morte, diventa uno spregevole pretesto per fare i propri affari. Questo è il pericolo: disfacimento morale della scuola. Non è la scuola dei preti che ci spaventa, perché cento anni fa c'erano scuole di preti in cui si sapeva insegnare il latino e l'italiano e da cui uscirono uomini come Giosuè Carducci. Quello che soprattutto spaventa sono i disonesti, gli uomini senza carattere, senza fede, senza opinioni. Questi uomini che dieci anni fa erano fascisti, cinque anni fa erano a parole antifascisti, ed ora son tornati, sotto svariati nomi, fascisti nella sostanza cioè profittatori del regime.

E c'è un altro pericolo: di lasciarsi vincere dallo scoramento. Ma non bisogna lasciarsi vincere dallo scoramento. Vedete, fu detto giustamente che chi vinse la guerra del 1918 fu la scuola media italiana, perché quei ragazzi, di cui le salme sono ancora sul Carso, uscivano dalle nostre scuole e dai nostri licei e dalle nostre università. Però guardate anche durante la Liberazione e la Resistenza che cosa è accaduto. » accaduto lo stesso. Ci sono stati professori e maestri che hanno dato esempi mirabili, dal carcere al martirio. Una maestra che per lunghi anni affrontò serenamente la galera fascista è qui tra noi. E tutti noi, vecchi insegnanti abbiamo nel cuore qualche nome di nostri studenti che hanno saputo resistere alle torture, che hanno dato il sangue per la libertà d'Italia. Pensiamo a questi ragazzi nostri che uscirono dalle nostre scuole e pensando a loro, non disperiamo dell'avvenire. Siamo fedeli alla Resistenza. Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la continuità della coscienza morale.»




La proprietà transitiva è...

... una relazione r definita in un insieme A, se presi comunque tre elementi x, y, z e tali che sia xry e yrz, allora è anche xrz, allora è anche xrz.



LA TIRANNIDE
Due pagine dei prossimi numeri saranno dedicate alle lettere degli amici della Rivoluzione Liberale sul fascismo. La discussione sarà maturata ed esauriente. Ma non possiamo star neutrali, non possiamo rimanere in benevola attesa, neanche un istante. Mai come oggi c'è stato bisogno di critica libera e coraggiosa. (...)
    Fra tanti ciechi e monocoli siamo condannati a vedere; tra tanti illusi dobbiamo essere consci di tutta un'esperienza storica e attuale. Non è lecito guardare con fiducia esperimenti che la storia ci addita dannosi, e far credito a uomini che tutti sappiamo impreparati e incapaci di costruire in Italia una coscienza moderna.
    Facile e grato sarebbe sperare in questi giorni senza luce. Ma come sperare quando non vi sono validi argomenti? Quando contrastano i dettami della storia e dell'esperienza?
    1. Mussolini non ha alcuna preparazione politica: e oggi noi non vogliamo uomini che sperimentino ossia ripetano vecchi errori ma gente che nutra poche idee precise e sicure.
    2. La " rivoluzione" fascista non è una rivoluzione, ma il colpo di Stato compiuto da un'oligarchia mediante l'umiliazione di ogni serietà e coscienza politica - con allegria studentesca.
    3. L'Italia ha bisogno di pace; ma Thaon di Revel, Mussolini, Federzoni, Rocco, Colonna di Cesarò, Gentile, se non rinnegano le idee professate sino alla vigilia dell'assunzione, ci daranno una politica estera di prepotenze che ci esporrà all'isolamento più dannoso. Per migliorare il bilancio raddoppieranno le spese militari. Già si parla a Parigi e a Londra di un accordo franco-inglese contro i colpi di testa dell'Italia fascista: e se qui non se ne ha notizia è soltanto per la bella libertà in cui viviamo.
    4. Mussolini vuol restringere o almeno far applicare la legge sulla libertà di stampa. Invece se non s'intende rinunciare alla lotta politica e alle libertà più elementari bisogna riformare gli articoli 18-24 della legge, ma nel senso di allargare la libertà. Anche qui lo Statuto poteva esser tollerato in quanto non si applicava: rigorosamente osservato ci riporterebbe al più illiberale e autocratico dei regimi.
    5. Mussolini non può sciogliere le squadre se non vuol cadere tra sei mesi. Egli non ha altre forze su cui appoggiarsi; essendo evidentemente il sindacalismo fascista un bluff. Mussolini è legato agli industriali; appena liberi di decidere gli operai lo abbandoneranno; a meno che egli non ricorra per i favori e le protezioni alle casse dello Stato. E la permanenza delle squadre non può significare altro che ingigantimento burocratico, dovendosi premiare le nuove élites guerresche se non le si vogliono perdere.
    In tutti i casi, i non ciechi, devono ammettere che ci sono per questa via tutte le premesse che condurranno a raddoppiare le spese, nonché risanare il bilancio! Legato alle aristocrazie industriali Mussolini anche in perfetta buona fede potrà dire di no a dieci ma finirà per concedere a venti i favori e le protezioni dello Stato.
    6. Il suffragio Universale è lo strumento, imperfetto ma unico, per la formazione politica e morale delle masse (a lunga scadenza). Mussolini la renderà inutile facendo le elezioni coi mazzieri, ripiombandoci di dieci anni addietro.
    Del resto tutti i nuovi sistemi dittatoriali non sono combattuti da noi per ragioni democratiche, ma perché rendono inutile nell'Italia, già così arretrata e priva di ogni senso delle libertà fondamentali, l'opera educativa.
    Sentiamo le difficoltà quasi insuperabili che la nuovissima tirannide oppone al nostro lavoro. Abbiamo sempre saputo di lavorare a lunga scadenza, quasi soli, in mezzo a un popolo di sbandati che non è ancora una nazione, oggi dobbiamo continuare il nostro lavoro senza più pensare a scadenze, senza speranza. Non ci hanno esiliato. Ma restiamo esuli in patria. I partiti di massa si sono dimostrati inferiori alle loro funzioni. Gli uomini politici sono stati tutti liquidati. La salvezza verrà dal movimento autonomo che gli operai contrapporranno alla presente tirannide. In mezzo alle orgie dei vittoriosi riaffermiamo che lo spirito della rivoluzione e della libertà non si potrà uccidere. Si possono bruciare le Camere del Lavoro: non si distrugge un movimento operaio che è nato insieme col Risorgimento nazionale. Prepariamo i quadri, prepariamo le correnti ideali. Mentre gli scimmiotti della setta gentilesca pensano ad arraffare cattedre per noi il problema è tutto qui: di riuscire ad essere i nuovi illuministi di un nuovo '89.
PIERO GOBETTI. 
da : "La Rivoluzione Liberale" - *La tirannide / Piero Gobetti ((A. 1, n. 33 (9-11-1922), p. 123. - La testata reca la data 23-11-1922

bucoliche similitudini...

anche una 'sbovazza' di vacca, una volta seccata la si può girare per cambiare 'lato'... ma resta pur sempre una 'sbovazza' secca di vacca.

«Pdl, la proposta di Scajola: "Ora cambiamo anche il nome e il simbolo del partito"

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Pdl-la-proposta-di-Scajola-Ora-cambiamo-anche-il-nome-e-il-simbolo-del-partito_312086938992.html


Assonanze... primaverili...

... tra "El otoño del patriarca" e le 'amministrative' del maggio 2011...

Inizio

«La primera vez que lo encontraron, en el principio de su otoño, la nación estaba todavía bastante viva como para que él se sintiera amenazado de muerte hasta en la soledad de su dormitorio, y sin embargo gobernaba como si se supiera predestinado a no morirse jamás, pues aquello no parecía entonces una casa presidencial sino un mercado donde había que abrirse paso por entre ordenanzas descalzos que descargaban burros de hortalizas y huacales de gallinas en los corredores, saltando por encima de comadres con ahijados famélicos que dormían apelotonadas en las escaleras para esperar el milagro de la caridad oficial, había que eludir las corrientes de agua sucia de las concubinas deslenguadas que cambiaban por flores nuevas las flores nocturnas de los floreros y trapeaban los pisos y cantaban canciones de amores ilusorios al compás de las ramas secas con que venteaban las alfombras en los balcones, y todo aquello entre el escándalo de los funcionarios vitalicios que encontraban gallinas poniendo en las gavetas de los escritorios, y tráficos de putas y soldados en los retretes, y alborotos de pájaros, y peleas de perros callejeros en medio de las audiencias, porque nadie sabía quién era quién ni de parte de quién en aquel palacio de puertas abiertas dentro de cuyo desorden descomunal era imposible establecer dónde estaba el gobierno.»

Fine

«… porque nosotros sabíamos quiénes éramos, mientras él se quedó sin saberlo para siempre con el dulce silbido de su potra de muerto viejo tronchado de raíz por el trancazo de la muerte, volando entre el rumor oscuro de las últimas hojas heladas de su otoño hacia la patria de tinieblas de la verdad del olvido, agarrado de miedo a los trapos de hilachas podridas del balandrán de la muerte y ajeno a los clamores de las muchedumbres frenéticas que se echaban a las calles cantando los himnos de júbilo de la noticia jubilosa de su muerte y ajeno para siempre jamás a las músicas de liberación y los cohetes de gozo y las campanas de gloria que anunciaron al mundo la buena nueva de que el tiempo incontable de la eternidad había por fin terminado.»

Gabriel Garcia Márquez

«… perchè noi sapevamo chi eravamo, mentre lui rimase senza saperlo per sempre con il dolce fischio della sua puledra di morto vecchio troncato di netto dalla sprangata della morte, volando tra il rumore oscuro delle ultime foglie gelate del suo autunno verso la patria di tenebre della verità dell’oblio, aggrappato di paura agli stracci di filacce putride del drappo della morte e alieno ai clamori delle moltitudini frenetiche che si riversavano nelle strade cantando gli inni di giubilo al lieto annuncio della sua morte ed estraneo per sempre alle musiche di liberazione e ai razzi di gioia e le campane di gloria che annunciarono al mondo la buona novella che l’incalcolabile tempo dell’eternità era finalmente terminato.»

(trad. pdv)


martedì 26 aprile 2011

25 anni dopo... oggi, per non dimenticare...

«In Italia il cancro alla tiroide, sotto i 45 anni, è il secondo tumore più comune tra le donne e il quinto tra gli uomini. Ma non solo. Uno studio molto quotato pubblicato il 15 ottobre scorso negli Annali di Oncologia (Incidence of Thyroid Cancer in Italy, 1991-2005, curato dall’equipe del dottor Dal Maso del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, in provincia di Pordenone) – ci racconta come i casi di malattia registrati tra il 2001 e il 2005 siano raddoppiati rispetto a quelli segnalati dieci anni prima (tra il 1991 e il 1995) sia per le donne, più inclini geneticamente alla malattia, sia per gli uomini. Duplicati, in un solo colpo. Ma lo studio ci dice anche un’altra cosa: per la stragrande maggioranza dei casi si tratta di carcinoma papillare.
Nel 1999 i malati in Bielorussia erano saliti a 583, in Ucraina erano arrivati a 324. Se l'incidenza di cancro alla tiroide era di circa 1 per un milione di bambini, in Bielorussia l'incidenza era aumentata di 30 volte nel 1995 e nelle zone circostanti Chernobyl di cento volte. Ma non solo. L'incidenza della malattia, entro il 1998, risultò superiore in bambini che avevano meno di due anni al momento dell'incidente. E dunque non erano stati esposti al fall out in maniera diretta, ma per via «transgenerazionale » (cioè per l’esposizione dei genitori e delle loro cellule riproduttive, i gameti). Inoltre tutti presentavano solo un determinato tipo di tumore alla tiroide: il carcinoma papillare. E cioè lo stesso tipo di malattia che colpisce i giovani italiani con maggiore frequenza. Questo tipo di risultati, unito all'alta incidenza di altre malattie come la leucemia infantile»

Incidence of thyroid cancer in Italy, 1991-2005: time trends and age-period-cohort effects.
Dal Maso L, Lise M, Zambon P, Falcini F, Crocetti E, Serraino D, Cirilli C, Zanetti R, Vercelli M, Ferretti S, Stracci F, De Lisi V, Busco S, Tagliabue G, Budroni M, Tumino R, Giacomin A, Franceschi S; for AIRTUM Working Group.
Source
Epidemiology and Biostatistics Unit, Aviano Cancer Center, IRCCS, Aviano.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20952599
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18304904

Thyroid cancer 15 years after Chernobyl
Luc A Michel, Julian E Donckier
Sir
Yoshisada Shibata and colleagues1 recommend the urgent establishment of a global support system to provide careful and continuous follow-up for children exposed to short-lived radioactive fallout at the time of the Chernobyl accident. We completely agree with this recommendation.
We have been confronted with four similar cases of papillary thyroid carcinoma in young patients living in southeast Belgium, who were aged 10 years, 2 months, 2 years, and 6 years when the Chernobyl accident happened.2 At presentation, the patients were aged 17, 11, 10, and 19 years, respectively. They all presented fortuitously over 3 years, which is much higher than the normal rate of thyroidectomies among adults in our centre. Furthermore, since January, 2000, we have operated on five more girls who presented with thyroid papillary carcinoma who were aged 8, 8, 10, 11, and 12 years at the time of the Chernobyl accident.2
The incidence of thyroid cancers in Belarus and Ukraine rose just 4 years after the Chernobyl disaster, but the risk reaches a maximum 15—20 years after exposure and remains high for a further 20 years.3, 4 Although announced by the press, the question of whether the radioactive clouds passed over European countries has been controversial. We therefore questioned the Belgian Royal Institute of Meteorology (BRIM).5
It is difficult to make a firm statement on the dose links between these diagnosed thyroid cancers in young people and post-Chernobyl radioactive contamination. However, it is also difficult to say that such links do not exist. Thus, we think that clinicians should remain vigilant and that an epidemiological survey should been considered at a European level.
http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(02)08754-8/fulltext

NATURE, Vol. 359, 3 SEPTEMBER 1992
SCIENTIFIC CORRESPONDENCE
Thyroid cancer after Chernobyl
SIR--We would like to report a great increase in the frequency of thyroid cancer in children in Belarus, which commenced in 1990 and continues. Table 1 shows the incidence of thyroid cancer in children in the six regions of Belarus and Minsk City from 1986 to the end of the first half of 1992. It can be seen that the overall incidence rose from an average of just four cases per year from 1986 to 1989 inclusive, to 55 in 1991 and is projected to be not less than 60 in 1992. This increase is not uniformly distributed across the country: for example, there is no significant increase in Mogilev, Minsk City or Vitebsk. By far the greatest increase is seen in the Gomel region, from one or two cases per year to 38 in 1991, and a less obvious increase is seen in the Brest and Grodno regions.
http://www.ratical.org/radiation/inetSeries/ChernyThyrd.html