mercoledì 30 giugno 2010

correva l'anno 461 a.c.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi:
e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle
loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti
dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a
preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non
come un atto di privilegio, come una ricompensa al
merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita
quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e
non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro
prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e
tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi
pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari
quando attende alle proprie faccende private, ma
soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere
le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è
stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non
dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che
ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non
scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che
è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo
consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi
siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui
ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo
sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la
libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e
che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice
versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a
fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la
nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai
uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Pericle - Discorso agli Ateniesi

il "mio" 11/09...

Questo quanto scritto in passato, l'11.09.2004, e cancellato da mani censorie e menti contorte, i 'proprietari' di un forum, ormai scomparso dal web, destinato ai malati di sclerosi multipla, luogo di rifugio e diletto, fulcro di amicizie indelebili.

Tutti gli anni avevano ricordato...
Riproponevano immagini, interviste, commenti...
Quel giorno ero proprio davanti al televisore, aspettando di vedere qualcosa o di ascoltare qualcuno che parlasse del "mio" 11/9...



Seduta in tinello, pantaloncini e maglietta, intenta ad ascoltare Radio Magallanes, o Radio Aereopuerto di Caracas, le uniche radio libere in tutto il latinoamerica del '73…
Assistevo in diretta alla morte di interi popoli massacrati dalla corruzione, dal colonialismo, dal mercanteggio di petrolio & vite umane…
Il dollaro puzza, il dollaro è sporco, il dollaro rende bene...
Il prezzo dell’orrido scempio di bestie feroci, la moneta dei comandi militari tacciati di democrazia...
Una voce fioca e lontana iniziò a parlare per dare il Suo ultimo saluto, tra il trambusto di persone, il frastuono di arnesi, crepitii, fragore di esplosioni, e gli spari…
Ancora spari e… Madrecita mia, que està pasando?
Quanti spari, raffiche di mitragliatrici, fucilate, esplosioni di cannoni...
Ascoltavo allibita, nei miei tredici anni larghi di fianchi e stretti di mente, chiedevo a mia madre cosa stesse accadendo...
Figlia mia è la fine, es la guerra...
Il rumore dirompente di una bomba pose fine al "Palacio de la Moneda"…
E con esso tacquero voci, pensieri, sogni, aspirazioni, parole, ideali, desideri, idee…
Ora solo macerie, paura, morti, feriti, urli e grida, panico, terrore...
Poi, il silenzio.
Era appena morto un Uomo…
Adiòs compañero Allende.

Poi lo stadio
gente uccisa
lo stadio
nazione calpestata
lo stadio
una distesa informe di corpi maciullati
lo stadio
gente ammazzata
lo stadio
bambini violati
lo stadio
donne stuprate
lo stadio
le mani tagliate al mio amico di chitarra
prima di rendergli l’ultima cortesia
e soffocargli l’ultimo respiro
così non suonerai più melodie malinconiche
così non canterai più
contro il regime
contro la dittatura
contro chi fermò il paese
con quel falso sciopero dei camionisti
Noi, la vostra nuova vita
Noi, civili e democratici
Noi, fulgido esempio di ordine e disciplina
Noi, escuadrones de la muerte...


Io ricordo ancora così il mio 11/9...
Quello di adesso l'ho memorizzato e metabolizzato in modo strano: l'unica frase che ho detto, ricordo, è stata: "Mamma mia, si sono fatti fare un'altra Pearl Harbor"...

all'epoca vivevo in venezuela, ricordo che nel 1972 era arrivata, già ad anno scolastico iniziato, una ragazza proveniente dal chile, si chiamava beatrix e raccontava di suo padre, un colonnello delle forze armate. a ottobre del '73 lasciò la scuola, e solo dopo capii che forse gradivano più riverire una bestia, pinochet, che salutare i nuovi amici.
alla fine, i morti del 2001 e quelli del 1973 non hanno differenze... il ricordo e la sofferenza deve essere pari, perchè pari deve essere il ribrezzo e la rabbia verso quel potere che li ha sacrificati.

giovedì 17 giugno 2010

Er Cervo...

Un vecchio Cervo un giorno
sfasciò co' du' cornate
le staccionate che ciaveva intorno.
"Giacché me metti la rivoluzzione"
- je disse l'Omo appena se n'accorse -
"te tajerò le corna, e allora forse
cambierai d'opinione..."
"No," - je disse er Cervo - "l'opinione resta
perché er pensiero mio rimane quello:
me leverai le corna che ciò in testa,
ma no l'idee che tengo ner cervello"...
(Trilussa)