domenica 4 luglio 2010

solo ''due ragazzi''...

quanti del pd non hanno ancora capito che anche quei ''due ragazzi che discutevano con me'', SONO il popolo?!? la gente, che chiede aiuto e urla che si sveglino, prima che sia troppo tardi...
... ma mentre ancora s'interrogano sul 'perchè' la sinistra perde terreno e credibilità, e tutt'ora 'discutono' sul da farsi, com
e se non fosse ancora ben chiaro che c'azzeccano con questo mondo, bavagli infami e finanziarie fatte col culo ci trascinano tutti nel baratro.
mi chiedo cos'altro ci voglia per chiedere, compatti, lo scioglimento delle camere, atto dovuto che nessun 'legittimo impedimento' potrà negare, quando a garantirlo è la necessaria sussistenza della ''legittima libertà'' di quello stesso popolo, anche di quei ''due ragazzi che discutevano con me''.


giovedì 1 luglio 2010

IL VISPO TERESO_by_tootsie

Il vispo Tereso

avea nel transetto

a volo sorpreso

gentil cervelletto.

E tutto giulivo

stringendolo vivo

gridava disteso:

"L’ho preso! L’ho preso!".


A lui supplicando

l’afflitto gridò:

"Vivendo e rubando

che male ti fò?

Tu sì mi fai male

chiudendo il canale!

Deh, lasciami! Che io….

son l’unto di Dio!".


Tereso irretito

ti fonda un partito:

"Va', torna al transetto,

gentil cervelletto".

Confuso, pentito,

Tereso arrossì,

dischiuse il portone

e quello fuggì.......

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Se questa è la storia

che sanno a memoria

i bimbi di un anno,

pochissimi sanno

che cosa gli avvenne

quand'era trentenne……


Un giorno di festa

il vispo Tereso

uscìa dal Congresso,

alzando i registri

per fare veder

i molti amministri

che a tutti i registi

fa molto piacer.


Romano, il regista,

vedendolo bello,

gli chiese il favore

di unirsi all’appello.

Tereso arrossì,

ma disse di sì.

"Verrete?" - "Verrò!

Ma badi però..."

"Parola d’onore!"

rispose il rettore.


Il giorno seguente,

Romano, il regista,

stringeva furente

la nuova conquista

e urlava, frainteso:

"T'ho preso, t'ho preso!"

A lui supplicando

Tereso gridò:

"Su, su, mi fai male!

Io son clericale!

Mi lasci che anch'io

son dentro il pollaio...

Se ha qualche programma

mi dica la somma..."

A tale oblazione

Romano sbuffò,

dischiuse le braccia,

e quello….. restò.


Perduto l'onore,

ripresa la diaria,

il vispo Tereso,

più vispo che prìa,

per niente pentito,

ma molto confuso,

capì che il Governo

non era concluso.

Per circa due lustri

fu caro a parecchi:

fra giovani e vecchi,

oscuri ed illustri,

il vispo Tereso

fu preso e ripreso.

Contento e giulivo

s'offriva e soffriva….

(ministro che soffre,

se apostrofa l'esse,

ha tutto interesse

a dire che s’offre….)


Ma giunto ai cinquanta,

con l'anima affranta,

col viso un po' tinto,

e il resto più finto,

per torsi d'impaccio

dai prossimi acciacchi

sferzava il colpaccio

a soci & colbacchi.

Un giorno, un ministro,

porgendo un giornale,

gli diede un consiglio

un po’… plateale!

Tereso lo ascolta,

ci pensa e gli chiede:

"Si vuole alleare?

Farebbe un affare!"

Ma quel, di rimando,

rispose: "No, no!...

Vivendo e non votando

che male ti fò?

Confuso e pentito

Tereso arrossì,

s’alzò dallo scranno

e quello sparì…...


Ed ora Tereso,

pentito davvero,

non ha che un pensiero:

diventar battagliero!

Con l'anima stracca

s’insedia e stravacca,

offrendo al regista

l’anima d’un perbenista

che batte la fiacca.

Ma, spesso, fissando

con l'occhio smarrito

il nano maldetto,

suo vecchio alleato,

che or sembra il detrito

di quel cervelletto

che un dì non lontano e giulivo

ghermiva ben vivo.


Così come allora,

Tereso risente

la voce innocente

che prega ed implora:

"Deh, lasciami! Che io

son l’unto di Dio!"


"Son proprio nefasto!"

sospira Tereso,

ascoltando l’avviso

del nuovo rimpasto.

"Se qui non son lesto

mi scappa anche questo."

E fiuta, e rifiuta,

tossisce e starnuta:

il naso è una tromba

che squilla e rimbomba

e pare che l'eco

si butti allo spreco...

Tra un botto e un rimpianto,

tra un soffio e un etccì,

il vispo Tereso…..

ti ri-fonda un partì!!


'copiràit' pdv – tootsie

moooolto liberamente tratto da:

La farfalletta (La vispa Teresa) - Luigi Sailer (1825 - 1885)

La Vispa Teresa - Trilussa (C. A. Salustri, 1873-1950)

[ogni riferimento a fatti e persone, è puramente casuale (o azzeccato, a seconda di chi legge... ;o) )]

mercoledì 30 giugno 2010

correva l'anno 461 a.c.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi:
e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle
loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti
dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a
preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non
come un atto di privilegio, come una ricompensa al
merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita
quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e
non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro
prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e
tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi
pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari
quando attende alle proprie faccende private, ma
soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere
le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è
stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non
dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che
ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non
scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che
è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo
consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi
siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui
ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo
sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la
libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e
che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice
versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a
fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la
nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai
uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Pericle - Discorso agli Ateniesi

il "mio" 11/09...

Questo quanto scritto in passato, l'11.09.2004, e cancellato da mani censorie e menti contorte, i 'proprietari' di un forum, ormai scomparso dal web, destinato ai malati di sclerosi multipla, luogo di rifugio e diletto, fulcro di amicizie indelebili.

Tutti gli anni avevano ricordato...
Riproponevano immagini, interviste, commenti...
Quel giorno ero proprio davanti al televisore, aspettando di vedere qualcosa o di ascoltare qualcuno che parlasse del "mio" 11/9...



Seduta in tinello, pantaloncini e maglietta, intenta ad ascoltare Radio Magallanes, o Radio Aereopuerto di Caracas, le uniche radio libere in tutto il latinoamerica del '73…
Assistevo in diretta alla morte di interi popoli massacrati dalla corruzione, dal colonialismo, dal mercanteggio di petrolio & vite umane…
Il dollaro puzza, il dollaro è sporco, il dollaro rende bene...
Il prezzo dell’orrido scempio di bestie feroci, la moneta dei comandi militari tacciati di democrazia...
Una voce fioca e lontana iniziò a parlare per dare il Suo ultimo saluto, tra il trambusto di persone, il frastuono di arnesi, crepitii, fragore di esplosioni, e gli spari…
Ancora spari e… Madrecita mia, que està pasando?
Quanti spari, raffiche di mitragliatrici, fucilate, esplosioni di cannoni...
Ascoltavo allibita, nei miei tredici anni larghi di fianchi e stretti di mente, chiedevo a mia madre cosa stesse accadendo...
Figlia mia è la fine, es la guerra...
Il rumore dirompente di una bomba pose fine al "Palacio de la Moneda"…
E con esso tacquero voci, pensieri, sogni, aspirazioni, parole, ideali, desideri, idee…
Ora solo macerie, paura, morti, feriti, urli e grida, panico, terrore...
Poi, il silenzio.
Era appena morto un Uomo…
Adiòs compañero Allende.

Poi lo stadio
gente uccisa
lo stadio
nazione calpestata
lo stadio
una distesa informe di corpi maciullati
lo stadio
gente ammazzata
lo stadio
bambini violati
lo stadio
donne stuprate
lo stadio
le mani tagliate al mio amico di chitarra
prima di rendergli l’ultima cortesia
e soffocargli l’ultimo respiro
così non suonerai più melodie malinconiche
così non canterai più
contro il regime
contro la dittatura
contro chi fermò il paese
con quel falso sciopero dei camionisti
Noi, la vostra nuova vita
Noi, civili e democratici
Noi, fulgido esempio di ordine e disciplina
Noi, escuadrones de la muerte...


Io ricordo ancora così il mio 11/9...
Quello di adesso l'ho memorizzato e metabolizzato in modo strano: l'unica frase che ho detto, ricordo, è stata: "Mamma mia, si sono fatti fare un'altra Pearl Harbor"...

all'epoca vivevo in venezuela, ricordo che nel 1972 era arrivata, già ad anno scolastico iniziato, una ragazza proveniente dal chile, si chiamava beatrix e raccontava di suo padre, un colonnello delle forze armate. a ottobre del '73 lasciò la scuola, e solo dopo capii che forse gradivano più riverire una bestia, pinochet, che salutare i nuovi amici.
alla fine, i morti del 2001 e quelli del 1973 non hanno differenze... il ricordo e la sofferenza deve essere pari, perchè pari deve essere il ribrezzo e la rabbia verso quel potere che li ha sacrificati.

giovedì 17 giugno 2010

Er Cervo...

Un vecchio Cervo un giorno
sfasciò co' du' cornate
le staccionate che ciaveva intorno.
"Giacché me metti la rivoluzzione"
- je disse l'Omo appena se n'accorse -
"te tajerò le corna, e allora forse
cambierai d'opinione..."
"No," - je disse er Cervo - "l'opinione resta
perché er pensiero mio rimane quello:
me leverai le corna che ciò in testa,
ma no l'idee che tengo ner cervello"...
(Trilussa)